Filippo Manfredi è dal 2021 direttore della Fondazione Cariverona. Fin da subito, ha voluto dare nuovo slancio alla Fondazione realizzando un piano strategico ambizioso che pone particolare attenzione al tema del capitale umano e del rilancio della competitività dei territori. E poi dalle parole è passato ai fatti lanciando numerose iniziative concrete. In una di queste abbiamo collaborato assieme all’interno di un progetto che coinvolge oltre 100 studenti ITS provenienti da tutta Italia e 34 aziende distribuite tra le province di Ancona, Belluno, Mantova, Verona e Vicenza. Una prima parte di questo progetto si è da poco conclusa e abbiamo pensato fosse l’occasione giusta per intervistare Filippo Manfredi e per tirare un primo bilancio dell’iniziativa.
Il capitale umano è uno dei tre pilastri che compongono il piano strategico della Fondazione Cariverona. Può indicarci le ragioni che stanno alla base di questa scelta e le iniziative che state mettendo in campo?
La programmazione strategica 2020-2022 della Fondazione Cariverona è stata sviluppata identificando 3 obiettivi strategici: Protezione, Cura dell’Ambiente e Valorizzazione dei Territori; Capitale Umano e promozione di opportunità per le giovani generazioni; Innovazione Sociale, ben-essere, qualità della vita per la promozione di Comunità coese ed inclusive. Tre obiettivi che tra loro dialogano in maniera sinergica e correlata. Al centro l’investimento nel capitale umano nella consapevolezza che di fronte alle grandi sfide contemporanee la differenza la fanno sempre le persone. Investiamo quindi nella formazione, nel rafforzamento di competenze ed abilità, sviluppati in contesti formali ed informali, che possano consentire alle giovani generazioni, e non solo, di affrontare adeguatamente attrezzati il loro percorso professionale e di vita. Lavoriamo perché i nostri territori di riferimento – le province di Verona, Vicenza, Belluno, Ancona e Mantova – siano ecosistemi capaci di attrarre e valorizzare il capitale umano, costruendo alleanze territoriali estese con il coinvolgimento di istituzioni, enti del terzo settore, agenzie educative e formative, tessuto imprenditoriale, aperte all’innovazione e capaci di cogliere e trasformare le complessità attuali in opportunità di crescita e sviluppo sostenibile.
Quali sono le ragioni che vi hanno portato a investire nel progetto Upskill? Che cosa vi ha spinto verso questa scelta?
Il progetto Upskill si colloca perfettamente nell’alveo delle priorità di intervento dedicate al Capitale Umano: crea un favorevole contaminazione tra le PMI che rappresentano il nervo produttivo dei nostri territori e i giovani studenti degli ITS chiamati a rispondere alle sfide proposte dalle aziende con lo sviluppo di possibili soluzioni.
È un progetto che agisce su due distinte traiettorie: un’occasione di formazione sul campo, strutturata e accompagnata da tutor e facilitatori, per gli studenti che hanno l’opportunità di acquisire un metodo di lavoro, quello proprio del design thinking, per rispondere alle sfide proposte dalla loro imprese e contemporaneamente un’occasione anche per gli imprenditori con la possibilità di poter contare sullo sguardo originale e creativo dei giovani e sulla loro spinta innovativa.
Una prima parte del progetto si è concluso con le presentazioni dei lavori che gli studenti degli ITS hanno realizzato per 16 aziende delle province di Verona, Vicenza e Mantova. È possibile tracciare un primo bilancio? Quali considerazioni si sente di fare alla luce dei prototipi presentati?
Un primo bilancio senz’altro positivo: è stato davvero interessante scoprire dalla diretta voce dei giovani studenti coinvolti come le 16 sfide lanciate dalle imprese siano state colte, approfondite, indagate e sviluppate con soluzioni concrete e praticabili, consegnando ai committenti ottimi spunti di riflessione e di possibile ulteriore sviluppo. Sarà interessante capire quali e quanti di questi prototipi presentati si tradurranno in nuovi processi, prodotti servizi per le imprese coinvolte.