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Bianchi (ex ministro dell’istruzione) e Tiraboschi (professore di diritto del lavoro) hanno parlato di formazione e lavoro al convegno Lapam. C’eravamo anche noi di Upskill a dire la nostra!

È da venticinque anni che proviamo a costruire un ponte stabile fra formazione e lavoro e ancora non siamo venuti a capo del problema”. Michele Tiraboschi nella sua introduzione al convengo annuale di Lapam (Confartigianato Modena e Reggio Emilia) a Bardolino è andato dritto al punto. È dalla legge Treu che il legislatore prova a creare legami efficaci (ad es. l’apprendistato) fra mondi – formazione e impresa – che si sono parlati poco e che, guardare i dati dell’Osservatorio Unioncamere Excelsior, non hanno ancora trovato una soluzione al problema.

Come è possibile che dopo tanti anni non siamo riusciti a risolvere il problema del  “mismatch” fra le competenze richieste dal mondo delle imprese e i curricula offerti dal mondo della formazione? Il problema, secondo Tiraboschi, è legato un’idea oggi superata di alternanza fra scuola e lavoro così come l’abbiamo ereditata dal passato.

Congresso Lapam Upskill

In Italia, scuola e università hanno puntato sulla formazione della persona lasciando uno spazio contenuto allo sviluppo di competenze professionalizzanti. Questo spazio è cresciuto di molto in questi anni grazie alla diffusione di strumenti come lo stage, il tirocinio, il PTCO. Le due dimensioni, quella della formazione della persona e quella della crescita professionale, rimangono comunque distinte e spesso poco integrate. Manca – lo ha sottolineato Tiraboschi – un metodo didattico in grado di integrare la professionalizzazione dello studente con il percorso formativo di scuole superiori e studi universitari. Il che è un paradosso. Perché la persona cresce e assume consapevolezza prima di tutto da un confronto a viso aperto con il mondo reale, assumendosi responsabilità e saldando il proprio contributo a quello altrui. L’esperimento avviato con gli ITS, ha sottolineato il ministro Bianchi, ha provato a risolvere il problema puntando sul territorio. La formazione tecnologica superiore si aggancia a alle priorità indicate dalle imprese e punta a risolvere problemi condivisi all’interno di un determinato contesto economico e sociale. I giovani crescono perché le competenze che acquisiscono sono riferite a problemi che una comunità condivide e percepisce come rilevanti.

Rimane il problema di metodi didattici innovativi in grado di favorire il passaggio da “alternanza” a “integrazione” fra formazione e lavoro. La proposta messa a punto da Upskill 4.0, presentata all’evento di Lapam, va esattamente in questa direzione.

Upskill 4.0, grazie al sostegno di diverse Fondazioni e imprese, offre agli studenti ITS la possibilità di cimentarsi con i problemi delle imprese sul fronte delle tecnologie 4.0 seguendo un metodo, il Design Thinking, che attiva motivazione individuale e abilità tecniche. Il metodo scommette sulla persona facendola diventare protagonista di percorsi di innovazione tecnologica attraverso un processo che sviluppa empatia e pensiero critico. Upskill 4.0 punta sui giovani chiedendo loro di risolvere problemi tecnologici complessi grazie a strumenti che mettono in moto la capacità di esplorare problemi complessi e, allo stesso tempo, di convergere su soluzioni compatibili con le necessità di tante piccole e medie imprese.

L’incontro di Bertinoro è stata l’occasione per raccontare al presidente di Lapam Gilberto Luppi e ai centocinquanta invitati un progetto per molti aspetti emblematico del lavoro che Upskill 4.0 svolge assieme a tanti artigiani. Pegoretti è un telaista noto in tutto il mondo per le sue biciclette su misura. La sostenibilità del laboratorio di Verona dipende sempre di più dalla possibilità di assumere giovani capaci di saldare telai su misura. Il progetto, definito assieme ad Upskill 4.0, punta a sviluppare una soluzione in grado di facilitare la saldatura dei telai con tecnologie 4.0 mantenendo una chiara dimensione artigianale lungo tutto il processo. La visita della classe dell’ITS Maker, coinvolto nell’iniziativa, è stata un’occasione straordinaria per raccontare un Made in Italy poco noto ma assolutamente vivo e vivace che i ragazzi hanno riconosciuto e adottato fin dalle prime ore del progetto.

Attivare il senso e la motivazione dei giovani per risolvere problemi tecnologici di persone reali e di imprese che devono stare sul mercato è uno dei principali obiettivi di Upskill 4.0. Fa molto piacere registrare che il progetto contribuisce in modo fattivo a problemi oggi al centro di un dibattito nazionale. Speriamo che le tante esperienze accumulate in questi primi due anni di attività possano rappresentare un contributo alla progettazione di soluzioni innovative in un campo che rimane delicato quanto fondamentale per lo sviluppo del paese.