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Un laboratorio per la sostenibilità nel mondo della moda

Nel mese di maggio gli appuntamenti con Homo Faber Economy, il progetto per la città di Venezia promosso da Università Ca’ Foscari in partnership con Fondazione di Venezia e Upskill 4.0, saranno due, sempre incentrati sul grande tema della sostenibilità. Il primo è stato la scorsa settimana e ha ripreso le conclusioni del focus group Artigianato, moda e sostenibilità che si era tenuto ad aprile. 

Giulia Pordd, ESG e Impact Manager, ci ha nuovamente condotti attraverso nuove importanti riflessioni sull’importanza del valore dei singoli e della rete, e di come il global brand Venezia possa essere da traino per quelle esperienze artigiane che vogliono evolvere anche in termini di sostenibilità. 

Serve un connettore valoriale, più che strumentale, suggerisce Pordd, per riuscire insieme a coinvolgere clienti sempre più legati a nicchie di mercato, sofisticati e alla ricerca di parametri legati all’impatto ambientale, sociale e economico. È con loro che si deve instaurare un dialogo, creando un nuovo storytelling. 

Nuovi pubblici, nuovi bisogni, nuovi linguaggi, nuove esperienze: si devono creare delle affinità congiunte con i propri clienti, magari attraverso progettualità di rete che possano amplificare di conseguenza anche la nostra offerta. L’esperienza non deve essere solo digitale, ma anche fisica e trasformarsi anche in percorsi personalizzati. 

Il cambiamento insieme è sempre meno faticoso. Secondo la “Theory of change” un desiderato cambiamento a lungo termine avviene attraverso una sequenza di passaggi intermedi, partendo da una situazione iniziale fino a raggiungere l’obiettivo finale. Ci sono molte relazioni tra attività, outcomes e obiettivo finale. Per Giulia Pordd è conveniente prima focalizzarsi sul cambiamento da ottenere in maniera collettiva per poi preoccuparsi degli investimenti da fare e negoziare i valori.

Lanificio Bottoli era l’azienda artigiana protagonista della seconda parte dell’incontro. Fondato nel 1861 a Vittorio Veneto, produce tessuti di alta qualità dal 1861. La sua struttura produttiva è inserita nel verde su 5.000 metri quadrati, con una capacità produttiva di oltre 2.500 metri di tessuto al giorno. Tessuti ecologici realizzati con lane selezionate, Lanificio Bottoli utilizza i velli esclusivamente nelle loro tonalità naturali. Non viene utilizzato nessun colorante, nessuna tintura. I tessuti estivi sono in fibre vegetali biologiche grezze senza tinture, creando prodotti italiani al 100%. 

In quanto a sostenibilità Lanificio Bottoli è un vero pioniere, perché fa questo dal 2000. Oggi vanta collaborazioni con grandi brand della moda come Missoni, Etro e Ballantyne. Roberto Bottoli è anche il coordinatore del Tavolo Veneto della Moda, da sempre luogo d’incontro per comunicare e far emergere esperienze diverse e problemi comuni. 

La sostenibilità secondo Bottoli non deve essere qualcosa di ideologico, ma ogni azienda deve, se vuole intraprendere questo percorso, che è tutto tranne che semplice, tradurre la sostenibilità da termini generici a qualcosa di pratico. 

Per Andrea Saviane della Confartigianato Città Mettopolitana di Venezia, il processo di certificazione che attesta il livello di sostenibilità di un’azienda spesso si traduce nel far emergere caratteristiche già esistenti nelle aziende che devono essere classificate nelle giuste voci. 

Poi come sempre perseveranza e costanza ripagano, anche in ambito di sostenibilità.

 

Progetto “Homo Faber Economy” – Codice 2120-0001-727-2023 – CUP H77G23000350002 – PR Veneto FSE+ 2021-2027 – DGR. 727/2023 VENEZIA I.C.O.N.A.