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Siamo andati alla Biennale Arte 2022 e abbiamo visitato il Padiglione Italia. Abbiamo raccolto alcuni spunti utili per il futuro della manifattura

Visitare il Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 è un’occasione imperdibile per riflettere sulla manifattura italiana, sul suo passato e soprattutto sul suo futuro. Non so se questa fosse l’intenzione esplicita dell’artista, Gian Maria Tosatti, e del curatore, Eugenio Viola, ma l’opera è come un pugno allo stomaco per chi, come noi di Upskill, per studio e per passione si occupa di made in Italy.

Biennale Venezia Upskill

Il padiglione è, infatti, composto essenzialmente da due grandi stanze nelle quali sono contenute vestigia di archeologia industriale. La prima stanza contiene i macchinari prelevati da un ex cementificio. La seconda presenta un’intera fabbrica di confezione (banchi con macchine da cucire) compresa la casa dell’imprenditore che dal primo piano del capannone sorveglia la sua fabbrica. Questa seconda stanza ha fatto molto discutere perché l’artista ha dichiarato che tutti i macchinari della fabbrica erano stati presi da un’azienda fallita recentemente durante il periodo del covid. 

Vista così sembra la rappresentazione di una desertificazione manifatturiera, quasi un flash back verso un passato ormai superato. Sensazione che viene amplificata da una voluta ricerca di un effetto “Chernobyl” che si prova entrando da soli e in silenzio in quello che appare come una sequenza di fabbriche abbandonate.

Tuttavia, se guardiamo attraverso la lente dei dati economici, la manifattura italiana è tutt’altro che in una fase di abbandono. Non che negli ultimi dieci anni siano mancate difficoltà, ma le nostre imprese hanno saputo rispondere con una vitalità sorprendente, come i risultati dell’export dimostrano.

Da questo apparente contrasto tra la realtà della nostra manifattura e l’opera d’arte nasce quella sensazione da pugno nello stomaco che si prova quando si entra. A questo punto, diventa chiaro che non è il passato la chiave interpretativa più felice per comprendere il padiglione Italia. E’ il futuro o meglio la proiezione di un futuro possibile. In questo flash forward, ci viene presentato quello che la manifattura italiana potrebbe diventare se non saremo in grado di affrontare le sfide che sono all’orizzonte. 

Quali sono queste sfide? La prima è data dalle persone. L’Istat dice che nel 2030 mancheranno all’appello 2 milioni di lavoratori a causa del calo demografico. Senza persone, qualificate, non ci può essere manifattura. La capacità di formare nuovi profili professionali è quindi cruciale per evitare un futuro di abbandono e decadenza. La seconda riguarda le nuove tecnologie digitali. Senza evoluzione tecnologica si finisce in una specie di capsula del tempo e non si è più in grado di rispondere alle nuove richieste poste dal mercato, come prodotti su misura e senza sprechi. Il modo migliore di difendere il saper fare è farlo evolvere.

Entrambe queste sfide sono al centro di quello che proviamo a fare in Upskill 4.0. Coniugare formazione e tecnologie digitali per alimentare il futuro della manifattura italiana.