L’intelligenza artificiale rappresenta uno dei traguardi più affascinanti dell’innovazione contemporanea
A cura di Michele Tagliavini
Ho ascoltato le prime tre puntate di GenIAle, il podcast di Matteo Bordone targato il Post e FAIR, e tre concetti in particolare mi sono rimasti impressi.
Il primo aspetto riguarda il concetto di intelligenza. Come sappiamo, l’obiettivo a lungo termine dell’AI è quello di simulare l’intelligenza umana, raggiungendo lo status di Artificial General Intelligence (AGI), così come viene chiamata nel gergo tecnico. Un’ambizione molto più complessa nella pratica rispetto alla teoria, dato il livello di avanzamento e differenziazione dell’intelligenza umana. Basti pensare alla celebre Intelligenza Emotiva di Daniel Goleman (Emotional Intelligence, D. Goleman, 2011), una capacità empatica che ad oggi sembra appartenere solo all’essere umano.
La complessità del nostro cervello però non si ferma qui, dato che come quella emotiva sembrano esistere altre tipologie ancora di intelligenza, addirittura otto, come affermava lo psicologo e professore di Harvard Howard Gardner nel suo libro Frames of Mind pubblicato nel 1983. Insomma, per quanto i risultati dei tool AI più recenti inizino a diventare molto avanzati, la strada per raggiungere i livelli dell’intelligenza umana è ancora lunga. C’è bisogno di molto addestramento per arrivare alla creatività, alla deduzione e alle altre caratteristiche del nostro intelletto.
Questa consapevolezza delle potenzialità dell’intelligenza umana deve aiutarci a vedere con meno timore o paura le altrettante potenzialità dell’intelligenza artificiale, e qui arriviamo al secondo punto. Dall’uscita di Chat GPT3.5 nel novembre 2022, si sono moltiplicati articoli di ogni tipo su come la tecnologia sostituirà l’uomo in uno scenario apocalittico degno del miglior Will Smith in “Io, Robot”.
Se da un lato, come di recente riportato in un post di Will media, alcuni mestieri saranno effettivamente meno richiesti (per una serie di fattori tra cui l’AI), dall’altro lato gli strumenti a nostra disposizione possono essere di grande aiuto alle persone e alle aziende nelle mansioni di tutti i giorni, o anche a reinventarsi in nuovi lavori. Ancora più grandi sembrano essere le potenzialità future in campi per noi fondamentali come la ricerca nella medicina e nell’energia. Durante l’Italian Tech Week 2024 di Torino, John Elkann (CEO del gruppo Exor) e Sam Altman (CEO di OpenAI) discutevano ad esempio di come in tempi brevi, entro il 2050, il carbone potrebbe essere finalmente sostituito, o delle nuove frontiere di interazione che potremmo avere nel nostro quotidiano con i mezzi di trasporto e molti altri servizi che utilizziamo.
Per quanto le novità possano sempre spaventare, accettare l’innovazione provando a capire il funzionamento di certe tecnologie e come queste possono esserci utili è il primo passo da fare per non cedere all’agitazione. E qui veniamo al terzo punto: affrontare l’AI nel modo giusto. Gli strumenti di AI a nostra disposizione si stanno evolvendo molto rapidamente, raggiungendo miglioramenti sostanziali tra una versione e l’altra. Basti pensare alla differenza tra Chat GPT3.5 e il nuovo Chat GPT 4-o, in termini di output e di affidabilità delle risposte. Ciò non toglie che bisogna sempre fare attenzione alla risposta che ci viene data, in quanto non siamo di fronte ad un oracolo assoluto, ma ad un sistema molto avanzato che immagazzina informazioni e le restituisce sotto forma di parole che hanno un’alta probabilità di trovarsi una dopo l’altra.
Questo ci pone di fronte a due rischi principali, i bias e le allucinazioni. I bias si verificano quando lo strumento raccoglie informazioni che sono in qualche modo condizionate da pregiudizi nelle fonti, e che perciò daranno una risposta altrettanto condizionata. Ad esempio, è molto comune che strumenti come Google Translate, che utilizzano da sempre AI, abbiano pregiudizi di genere in molte traduzioni, soprattutto nel campo del lavoro. Le allucinazioni si verificano invece quando le risposte si allontanano troppo dal tema di fondo e dal senso del prompt inserito, proprio perché non si tratta di una mente pensante ma di un gioco di probabilità tra parole consecutive all’interno di una frase.
L’idea che mi sono fatto è questa: l’intelligenza artificiale rappresenta uno dei traguardi più affascinanti dell’innovazione contemporanea, frutto della creatività e del genio umano, in grado di aprirci nuove frontiere in diversi campi. Tuttavia, per sfruttarne appieno le potenzialità ed evitarne gli eventuali rischi, è fondamentale comprenderne a fondo i meccanismi e le limitazioni. Approcciare l’AI con consapevolezza e apertura, ci permette di trarre vantaggi significativi, senza cedere alla paura, valorizzando sempre di più la nostra intelligenza umana, unica e complessa.
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