Mi sono imbattuta nel libro “Il canto del significato” quasi per caso: stavo per acquistare un altro libro, Chief Hapiness Officier di Veruscka Gennari e Daniela Di Ciaccio, e il furbissimo Amazon poco prima che completassi l’acquisto mi ha suggerito di aggiungere un secondo volume, Il canto del significato appunto.
L’autore del libro ha subito attirato la mia attenzione: Seth Godin, marketer americano che ho scoperto con il suo “La mucca viola”, uno dei primi libri sul marketing che ho letto ai tempi dell’università. Devo essere sincera e ammettere che non ricordo i minimi dettagli de La mucca viola ma ricordo nitidamente di aver completato in fretta, con scorrevolezza e piacere la lettura. Convinta da Godin, La mucca viola e volendo dare fiducia al signor Amazon, ho completato il doppio acquisto.
Il canto del significato è un libro-manifesto composto da tanti brevi paragrafi che, proprio a mo’ di manifesto, tentano di ispirare il lettore – sia esso un esecutore che un decisore all’interno di un’azienda – a pensare al business in modo differente ossia dando un significato a organizzazioni, “cose” e persone. L’autore afferma che le persone, in particolare, vogliono significato: vogliono comprare prodotti significativi, vogliono compiere lavori significativi, e vogliono sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Partendo dal principio, cos’è il significato?
In primis è bene specificare che il significato non è qualcosa che si trova ma è qualcosa che si crea, o meglio, che si può creare. Esattamente come la felicità – ma questa è un’altra storia, e per chi non volesse aspettare suggerisco di iniziare con la lettura del volume citato poco sopra, Chief Happiness Officier – . Scendendo nel dettaglio, ognuno di noi sta creando significato se ha la sensazione di fare qualcosa di importante, qualcosa che genera un impatto positivo su ciò e chi lo circonda e di contribuire a qualcosa di più grande. Proseguendo, tema che attira molto la mia attenzione, compiere un lavoro significativo fa davvero la differenza? L’autore afferma che si, compiere un lavoro per cui sono note le motivazioni e gli scopi riduce drasticamente fenomeni come quiet quitting e great resignation. Il fraintendimento che qui si potrebe creare riguarda però la tipologia di lavoro e il suo rispettivo significato.
Ecco che il compito dei leader, delle persone-guida all’interno delle organizzazioni diventa fondamentale.
C’è un’azienda di legname negli Stati Uniti di nome Baird Brothers che viene raccontata all’interno del libro. Nonostante il nome parli di “fratelli”, la prima generazione dell’impresa è stata condotta da una donna: Zia Helen. Godin narra che tutt’oggi ci sono dipendenti in azienda ingaggiati e curati proprio dalla prima generazione di leader, ossia da Zia Helen, e spiega come anche il lavoratore con le più semplici mansioni fosse ricevuto personalmente periodicamente da Helen affinché potesse capire l’importanza delle sue azioni e il significato di quelle azioni per il disegno più grande. Zia Helen non era una persona morbida, ma amava la chiarezza.
Essere leader che ispirano e che comunicano con chiarezza è la chiave per permettere a tutti i membri di un team di identificare il significato per il proprio lavoro. Ed essere promotori e attivatori di significato non significa essere leader morbidi e sempre sorridenti: il processo verso il lavoro significativo si basa su una comunicazione di informazioni e aspettative chiara. Chiara, punto.
Ma questo non basta. Il processo deve attivarsi da entrambe le parti. Molto spesso si cade nel luogo comune del “lo sforzo e l’esempio devono arrivare dall’alto”, sottintendendo che siano solo le persone ai ruoli apicali nelle organizzazioni a poter intervenire, sia in positivo che in negativo.
Il messaggio che lancia invece Godin è molto diverso e basato su un’equa distribuzione delle responsabilità.
Il lavoro non è basato su fortune o talenti: è una questione di scelte e ogni membro di una squadra, sia esso un leader o meno, deve chiedersi se sta lavorando a qualcosa di significativo per se stesso o meno, e in base a quello – se serve – deve avere il coraggio di cambiare.
Sono molti gli spunti che si trovano in così poche pagine e quelli che ho riportato sono solo una parte di quello che mi ha particolarmente ispirato: è una lettura che consiglio, davvero.
Quel che mi aspettavo di trovare in questo libro e che ho effettivamente trovato è che le persone – non risorse umane, ma persone – cercano significato a 360 gradi nella loro vita, lavoro incluso.
Quello che invece non mi aspettavo è che il cambiamento fosse già così in atto, così concreto, così irrinunciabile e soprattutto così ben promettente.
Articolo scritto da Alice Rizzetto, account manager di Upskill 4.0